giovedì 30 aprile 2020

Hobbes e l'impulso di autoconservazione-STEP#12(seconda parte)

Thomas Hobbes, filosofo e matematico britannico, vissuto tra fine del Cinquecento e fine del Seicento, fu sostenitore del giusnaturalismo e autore dell'opera di filosofia politica Il Leviatano.
E' su quest'ultima e su una sua precedente trattazione, il De Cive, che mi soffermo per analizzare sotto un'altra luce l'impulso, dal momento che non solo Hobbes ma anche molti filosofi successivi ripresero e trattarono tale tema, al fine di giungere a verità generali.
Thomas Hobbes
Il passo che qui presento è tratto dal De Cive, composto nel 1642, nel quale il filosofo si sofferma sulla differenza tra stato di natura e stato civile.
Egli basa la sua trattazione su due postulati:
-la bramosia naturale che spinge l'uomo, mosso da pulsioni egoistiche, al voler godere di beni che dovrebbero essere comuni;
-l'impulso all'autoconservazione, in quanto l'uomo considera la morte il peggiore dei mali e la sfugge in ogni modo.
Queste sono le due caratteristiche insite nell'uomo sin dallo stato di natura.

Egli scrive, infatti:
Frontespizio dal De Cive, ad opera di
Jean Matheus, incisore
"Poiché tutti concedono che è fatto a diritto quel che è contro la retta ragione dobbiamo ritenere fatto a torto quel che ripugni alla retta ragione (cioè quel che contrasta con qualche verità ricavata da principi veri mediante un retto ragionamento); ma quel che è fatto a torto diciamo che è un atto contrario alla legge.
Dunque la retta ragione è per così dire una legge che si può chiamare anche naturale (perché fa parte della natura umana allo stesso modo di qualsiasi altra facoltà o sentimento). Orbene, la legge naturale è, a volerla definire, un dettame della retta ragione riguardo a quel che si deve fare o tralasciare per conservare la vita e le membra quanto più a lungo possibile."

L'autoconservazione, dunque, detta il comportamento di tutti gli uomini, spingendoli a terribili azioni al fine di preservare la propria vita. 
In definitiva, per Hobbes è "bene" ciò che favorisce tale impulso ed è "male" tutto ciò che lo ostacola. Il filosofo non indica dei valori morali assoluti in quanto la sua è un'etica relativistica.

Bibliografia: De Cive, Thomas Hobbes, 1642, Aragno.

mercoledì 29 aprile 2020

Gli impulsi turbolenti del peccato-STEP#12 (prima parte)

Agostino d'Ippona, noto come Sant'Agostino, visse poco prima dell'avvento di quell'epoca che passò alla storia come Medioevo nonostante sia tuttora considerato uno dei massimi esponenti della filosofia medievale.
Egli, oltre che pensatore anche teologo e vescovo, scrisse una serie di epistole, destinate a un folto gruppo di personaggi del tempo che ci permettono di conoscere la sua vita, la sua influenza e la sua dottrina.
Sant'Agostino, Antonello da Messina, 1472-1473,  Galleria Regionale
di Palazzo Abatellis, Palermo


Ho riportato qui una parte della Lettera Sesta in cui il filosofo sferra un forte attacco ai desideri e agli impulsi che corrompono il corpo e, soprattutto, lo spirito.

"Chi non vedrebbe queste cose? Chi potrebbe contraddire questa verità del tutto evidente, se non uno dominato dalla più sfrontata ostinazione? Restano dunque due ipotesi: o nel paradiso terrestre non esisteva tale concupiscenza della carne - che noi sentiamo eccitarsi contro la nostra volontà […] oppure, secondo l'altra ipotesi, se esisteva nel paradiso terrestre siffatta concupiscenza della carne, non era certamente in ogni caso tale quale la sentono adesso, con tutta la sua molestia e il suo fastidio. […] Anche se non acconsentiamo affatto ai suoi impulsi turbolenti, ma piuttosto li combattiamo, tuttavia, spinti da un desiderio più santo, vorremmo - se fosse possibile - che fossero assolutamente assenti come lo saranno un giorno. È proprio questo il bene perfetto […] L'Apostolo di certo non faceva il male con l'offrire le sue membra per appagare i cattivi desideri, ma diceva ciò degli impulsi della concupiscenza; sebbene egli non acconsentisse a quei desideri né facesse il male a cui lo stimolavano, tuttavia faceva il male in quanto aveva quegli impulsi che non avrebbe voluto avere. In effetti egli aggiunge:” Ora, se faccio quel che non voglio - cioè: sebbene io non acconsenta alla concupiscenza, non voglio tuttavia avere desideri passionali pur avendoli - non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.”

Il filosofo, dunque, collega il concetto di impulso a quello di desiderio e, in particolare, alla concupiscenza, dalla quale l'uomo cristiano deve discostarsi in modo da condurre una vita priva del peccato. La necessità di appagare un desiderio puramente carnale è tipica della vita terrestre degli esseri umani. 
E' a tal proposito che il buon cristiano non deve lasciarsi sopraffare da certi impulsi e slanciarsi già verso quella vita che condurrà in Paradiso,  della quale la concupiscenza non farà più parte.


Peccato originale e cacciata dal Paradiso terrestre, Michelangelo Buonarroti,
ca. 1510, Cappella Sistina, Città del Vaticano
Linkhttps://www.augustinus.it/italiano/lettere/lettera_286_testo.htm

venerdì 24 aprile 2020

Il coronavirus e l'impulso alla digitalizzazione-STEP#11

I giorni che stiamo vivendo sono molto duri per tutti. Mai avremmo immaginato di ritrovarci chiusi nelle nostre abitazioni senza possibilità di contatto con altre persone. Mai avremmo pensato che quel virus che in un primo momento ci sembrava tanto lontano sarebbe arrivato nelle nostre famiglie, nelle città, nei luoghi che frequentiamo tutti i giorni.
La vita continuava a procedere ai ritmi di sempre, ognuno era preso dalle sue cose, da una frenesia che caratterizzava ormai la nostra esistenza, eppure, da un giorno all'altro, tutto si è bloccato. C'è stato chi si è ribellato, chi si è ritrovato incredibilmente disorientato, chi ha avuto davvero paura.
Ad oggi siamo qui, a due mesi dall'entrata in vigore della quarantena con una speranza sempre più forte che le cose possano tornare come prima.
La domanda che a questo punto mi pongo è la seguente: le cose potranno tornare come prima?
Certo ci sono stati tanti cambiamenti, cambiamenti che ci hanno fatto male, molto male, ma altri che ci hanno spinto a modificare il nostro stile di vita per far fronte a esigenze ormai cambiate.
Uno di queste è l'impulso fortissimo dato alla digitalizzazione. Io stessa ho visto la mia vita di studentessa stravolta da questi mezzi che mi hanno permesso di svolgere esami, di seguire lezioni, di partecipare a classi  virtuali con colleghi provenienti da tutte le parti del mondo!
In un'intervista da parte del giornale "Il Fatto Quotidiano", Angelo Bardini, Ambassador dell'Indire, Ricerca dell'innovazione per la scuola italiana, ha usato una metafora che mi è piaciuta molto, perché a mio parere rende bene il concetto su cui mi sto soffermando. Egli, parlando, appunto della scuola italiana e dei suoi sforzi verso la digitalizzazione dice, "Questa emergenza è come quando ti buttano in mare da bambino e sei costretto ad imparare a nuotare: per tanti sarà un impulso importante alla modernizzazione”.

Non voglio soffermarmi soltanto sulla scuola, ma allargare lo sguardo a tutte le aziende che hanno promosso lo smart-working e hanno permesso il lavoro da casa. C'è stato un lavoro immenso; la digitalizzazione è entrata in un modo o nell'altro nelle case di tutti gli italiani e ha riempito le vite che in un primo momento avevano perso quei punti di riferimento che sono la scuola e il lavoro.

Non solo, sono stati distribuiti strumenti tecnologici a chi non avesse la possibilità di comprarli, sono state create piattaforme online per tutti, dai più piccoli ai più grandi, in modo da riempire anche i momenti da sempre dedicati allo svago.
L'Italia ha fatto passi da gigante.
Al termine di questa riflessione direi che la risposta alla mia domanda è no: non potrà mai tornare tutto come prima. Aldilà di questa vicenda così triste che lascerà una ferita nei cuori di tutti mi sento di dire che l'impulso che è stato dato alla digitalizzazione non sarà fine a sé stesso ma continuerà a far parte delle nostre vite, cambiando molti modi di fare che avevamo prima.

Link:https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/05/coronavirus-scuole-chiuse-dallimpulso-per-la-digitalizzazione-alla-mancanza-di-contatto-vantaggi-e-criticita-delle-lezioni-a-distanza/5725929/

lunedì 20 aprile 2020

L'impulso dell'amore-STEP#10

                      

Romeo and Juliet, 2013, regia di Carlo Carlei. Adattamento cinematografico della celeberrima          tragedia di William Shakespeare.


Avevo già parlato dell'impulso amoroso qualche post fa, analizzando la poesia di Alda Merini.
Ritorno su questo tema in occasione della ricerca del concetto nel cinema.

Molte sono le interpretazioni che possiamo dare di impulso, una di queste è la seguente: l'impulso dell'amore che spinge gli uomini ad azioni che mai potremmo aspettarci. La sua forza è immensa.
Cosa avrei potuto scegliere a tal proposito se non un capolavoro come quello di "Romeo and Juliet" di Shakespeare?
L'amore verso una persona che sconfigge le barriere della stessa vita, prediligendo la morte.

Sarà probabilmente stato un gesto estremo ma è un'azione comprensibile o impulsiva?
Non c'è una risposta giusta o sbagliata a tale domanda, se non il punto di vista legato alle nostre esperienze e a ciò che ciascuno di  noi intende per impulso amoroso.


venerdì 17 aprile 2020

Marx e l'impulso ad accumulare ricchezza

Karl Marx
Girando sul web mi sono imbattuta in un articolo de L'Espresso che mi ha colpito in quanto ho rilevato una certa connessione con il tema che mi è stato affidato.
Nell'articolo viene ripreso il pensiero di Karl Marx, filosofo, economista, storico, giornalista e politico tedesco.
In particolare ci si sofferma sull'istinto alla sopravvivenza tipico degli uomini, collegandolo a un vero e proprio "impulso all'accumulo di ricchezza".
Ne cito una parte, in modo da spingere il lettore a osservare un'altra interpretazione dell'impulso, in questo caso in chiave fortemente economica.

"Gli istinti, come sappiamo, sono le caratteristiche fondamentali di tutte le specie viventi, in particolare quelli propri della specie nostra. Noi siamo dominati dall’istinto di sopravvivenza il che implica che ciascuno di noi vuole diventare sempre più forte e potente, quale che sia la condizione sociale nella quale è nato e vive. La forza di questo istinto fa nascere contrasti, lotte, guerre, ma anche alleanze e amicizie. Così si svolge a vari livelli la nostra vita ed emerge da quell’istinto anche il bisogno di soddisfare alcuni desideri."

mercoledì 15 aprile 2020

Impulso puro e impulso naturale

Johann Gottlieb Fichte, filosofo tedesco, continuatore del pensiero di Kant e uno degli iniziatori di quella corrente filosofica che prenderà il nome di Idealismo, riflette all'interno di una delle sue opere, "Il sistema della dottrina morale" (1798), sul concetto di impulso.
In particolare si sofferma su una distinzione specifica: impulso naturale e impulso puro.

Johann Gottlieb Fichte
"L'impulso naturale si rivolge a qualcosa di materiale solo in vista della materia; al godimento per il godimento; l'impulso puro si rivolge invece all'assoluta indipendenza dell'agente come tale da quell'impulso naturale: alla libertà per la libertà... [Tuttavia] io non faccio realmente, né posso mai fare, qualcosa che non sia richiesto dall'impulso naturale, perché in esso si esaurisce l'intero mio possibile agire... [Pertanto] l'intenzione, il concetto nell'agire mira alla completa liberazione dalla natura, ma che l'azione sia e rimanga conforme all'impulso naturale... è la conseguenza della nostra limitazione. [...] L'unico fondamento che determina la materia delle nostre azioni è quello di liberarci dalla nostra dipendenza dalla natura, sebbene l'auspicata indipendenza non si realizza mai. L'impulso puro tende all'indipendenza assoluta, l'azione è ad esso conforme se anch'essa mira alla stessa indipendenza, se cioè si trova in una serie dalla cui continuazione risulterebbe l'indipendenza dell'io. [...] Ma l'io non può mai diventare indipendente fintanto che dev'essere io: perciò lo scopo finale dell'essere razionale sta necessariamente nella infinità ed è uno scopo che non si può mai raggiungere, ma è tale che ci si debba Incessantemente approssimare ad esso in forza della sua natura spirituale."
Fichte, Il sistema della dottrina morale

martedì 14 aprile 2020

L'impulso creativo-Mirò STEP#09

Joan Mirò, Il carnevale di Arlecchino, 1924-1925, Albright-Knox Art Gallery, Buffalo
All'interno dei lavori di Joan Mirò, esponente del Surrealismo, troviamo quello che lui stesso definisce "impulso creativo". Egli parla, non a caso, di sperimentazione, di creatività impulsiva e di inconscio su materia. Nel Carnevale di Arlecchino, una delle sue opere più celebri, ritroviamo i temi appena esposti, tra cui la creatività maniacale e impulsiva dell'artista, che mette in evidenza la sua disperazione e il suo sconforto, seppure in un ambiente tipicamente allegro e spensierato.

Anima razionale, irascibile e concupiscibile-STEP#08

Testa ritraente Platone rinvenuta 
nell'area sacra in
Largo Argentina (1925) a Roma. Copia, 
conservata nel Musei Capitolini,
di un'opera creata da Silanion.

"Vengono quindi distinte le tre facoltà dell'anima: facoltà razionale, concupiscibile, impulsiva. L'uomo è giusto quando la parte razionale dell'anima, sostenuta da quella impulsiva, comanda su quella concupiscibile in caso contrario si ha l'ingiustizia." 

Platone, Repubblica


La Repubblica, in greco Πολιτεία (Politèia) è un dialogo platonico scritto tra il 390 e il 360 a.C. andando a costituire una delle opere della maturità.  Al giorno d'oggi rappresenta una sorta di summa di quelli che sono i temi fondamentali del pensiero del grande filosofo greco, allievo di Socrate: la giustizia, l'organizzazione dello stato ideale, lo sviluppo della polis, il mito della caverna (che riassume a sua volta quanto esposto in altri dialoghi, circa mondo sensibile e mondo intelligibile) e l'arte come imitazione dell'imitazione.
Ho pensato di soffermarmi su un tema di cui Platone si occuperà anche nel Fedro, ma che, all'interno del presente dialogo, mi sembra più vicino a quanto esposto nel blog: la tripartizione dell'anima.
Il filosofo greco dedica molto spazio a quella che è la natura dell'anima, interrogandosi più volte sugli aspetti che la caratterizzano. Essa è costituita da tre parti: una parte "irascibile", che contiene l'impulso ad agire, una parte "concupiscibile", tipica dell'impulso volitivo e degli istinti, e una parte "razionale", che rappresenta, al contrario, la guida per le precedenti.
Quest'ultima è correlata alla sapienza, tipica degli uomini saggi.
L'aspetto su cui voglio soffermarmi è la presa di posizione del filosofo circa gli impulsi, che riprende,

come sappiamo bene, dal suo maestro Socrate.
Frammento papiraceo della Repubblica
Importante è ribadire un concetto: Platone non nega la forza degli impulsi, purché siano condotti nella giusta direzione dalla ragione. Un'immagine che chiarisce quest'ultimo punto e data nel Fedro. Il filosofo utilizza il mito del carro alato per rendere più semplice il concetto: l'auriga, che rappresenta la ragione, deve domare i due cavalli che trainano il carro, a loro volta l'anima irascibile e l'anima concupiscibile; soltanto in questo modo, ovvero equilibrando le tre parti, si potrà condurre un'esistenza felice.
In questo modo il filosofo dà spazio a un tema che sarà sempre al centro del dibattito filosofico: la continua lotta tra ragione e pulsioni.
L'impulso terreno, diventa, quindi, in Platone, una parte importante dell'anima umana, necessario per raggiungere un equilibrio a cui tutti i saggi devono aspirare.

Link:http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/PlatoneRepubblica.pdf

mercoledì 8 aprile 2020

Alda Merini: l'impulso come amarezza-STEP#07

Prima di venire
Prima di venire
Portami tre rose rosse
Prima di venire
Portami un grosso ditale
Perché devo ricucirmi il cuore
Alda Merini
E portami una lunga pazienza
Grande come un telo d'amore
Prima di venire
Dai un calcio al muro di fronte
Perché li dentro c'è la spia
Che ha guardato in faccia il mio amore
Prima di venire
Socchiudi piano la porta
E se io sto piangendo
Chiama i violini migliori
Prima di venire
Dimmi che sei già andato via
Perché io mi spaventerei
E prima di andare via
Smetti di salutarmi
Perché a lungo io non vivrei.

Alda Merini

Dall' opera poetica di Alda Merini, poetessa, scrittrice e aforista italiana, si evince, in generale, un certo senso del dolore, accompagnato da una scelta amara, successiva a un lungo impulso. 
E' un percorso che ritroviamo anche nella poesia che ho inserito nel blog, in quanto, la poetessa prende le parti di una donna il cui amore è puro e limpido, ma che, allo stesso tempo, è consapevole che prima o poi sarà distrutto.
Les Amants, Magritte, 1928, MoMa New York
Tale contrasto è lampante già dai primi versi, in cui la protagonista chiede tre rose rosse seguite subito dalla richiesta di un grosso ditale, con il quale ricucirsi il cuore.
Il muro di cui parla in seguito rappresenta la barriera che separa il suo sentimento da quello degli altri e l'invito ad abbatterlo cela la consapevolezza del dover essere sopraffatta dalla mediocrità circostante.
In tutta la poesia ritroviamo, quindi, due temi: l'impulso alla vita, nonostante la consapevolezza dei suoi lati oscuri, che tenderanno sempre a sopraffare un sentimento puro come il suo e il dolore, dovuto a questa lotta di emozioni al suo interno. Sentiamo la protagonista slanciarsi verso l'amore e la bellezza ma allo stesso tempo rinunciare a quanto c'è di più bello, perché consapevole del dolore che porterà con sé. 
L'impulso stesso si fa amarezza e rinuncia, privando la poetessa di ciò che la rendeva più felice.

Link:https://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-115106

sabato 4 aprile 2020

Avventura o rassegnazione? Impulso in letteratura-Step#06


"In fondo questo posto era già Oregon (…) E un giorno sarebbe stato colonizzato. Adesso era certo che sarebbe stato così. Nulla lo avrebbe impedito. La gente sarebbe arrivata a ovest, poi altra gente ancora, come aveva fatto lui stesso, senza pensare precisamente al perché, ma solo sulla base dell’impulso, come se stessero eseguendo una volontà di Dio (…) L’obiettivo era più grande di qualsiasi dolore. Quel confine immaginario catturava l’immaginazione dell’uomo. Lo riempiva di meraviglia. Lo faceva sentire in qualche modo grande."

Il sentiero del West è un romanzo scritto da A.B. Guthrie, scrittore, sceneggiatore e giornalista statunitense, con il quale risultò vincitore del premio Pulitzer per la narrativa nel 1950.
L'opera tratta di una carovana di pionieri i quali, provenienti dal Missouri sono volti alla conquista dell'Oregon. Il romanzo ci permette di vivere appieno il loro viaggio, dai paesaggi mozzafiato ai reciprochi atti di solidarietà, passando per le tribù indigene incontrate e per gli atti positivi o negativi che caratterizzano i personaggi.
A.B. Guthrie
Non ho avuto il piacere di leggere nella sua totalità il lavoro di Guthrie, ma ho potuto assaporarne alcuni stralci arrivando alla consapevolezza della stretta correlazione che intercorre tra essa e il tema che sto trattando all'interno del blog.
I personaggi che ritroviamo nel romanzo sono spinti da una forza di cui non conoscono l'origine, di cui non sono completamente coscienti, ma che li spinge ad andare avanti, a procedere verso Ovest.
E' una spinta che in parte riconducono a Dio e che ne fa trasparire i lati per certi versi più umani, per altri più oscuri e terribili.


Joris-Karl Huysmans
Una seconda visione del tema, opposta a quella appena esposta, l'ho ritrovata in un'opera simbolo del Decadentismo, movimento artistico e letterario che si è sviluppato in Francia e in Europa tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.
Il romanzo in questione è "À rebours" , "Controcorrente" di Huysmans.
Si tratta della storia del tipico uomo decadente che decide di staccarsi dalla società in cui vive, di estraniarsi da tutto e da tutti a causa del suo disagio interiore, che non gli permette di rivedersi appieno nella vita del suo tempo. E' qui che ho visto la forza di un uomo di andare "a ritroso" (per citare il titolo dell'opera), di non farsi più trascinare da quell'impulso costante che spinge gli uomini nel guardare all'innovazione e al continuo modernizzarsi. L'uomo, caratterizzato da un "male di vivere" che nella letteratura italiana abbiamo conosciuto con Montale, non si rivede nella società del tempo e, in particolare in quegli aspetti che altresì entusiasmano i suoi contemporanei, sotto la spinta dell'impulso alla modernità: rivoluzione scientifica e importanza della tecnica. Egli le critica aspramente in quanto non riescono a dargli le risposte che cerca distaccandosene in maniera anche in parte impulsiva.

Ho voluto citare queste due opere letterarie per mostrare la molteplicità delle interpretazioni che possono essere date al concetto di impulso, ribadendo un aspetto fondamentale: la mia visione non sarà certamente quella unicamente accettata da tutti ma è un'interpretazione fortemente personale.


Link:https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/04/01/i-sentireri-del-west-nella-letteratura-statunitense/5077730/



mercoledì 1 aprile 2020

Impulso a 360°-STEP#05

Spot pubblicitario di "Vivaio per l'intrapendenza"
Il percorso, promosso da Fondazione CR Firenze, si propone di dare una spinta, un impulso, appunto, a tutti coloro che vogliono rimettersi in moto inserendosi nel mondo del lavoro.

Tra impulso e mitologia-#STEP04

Dioniso, dio del vino e dell'ebbrezza è considerato nella mitologia greca e,
 di conseguenza anche in quella latina, con il nome di Bacco , dio dell'impulso 
alla vita.
Bacco, Michelangelo Merisi da
Caravaggio
(1596-1597), Galleria degli Uffizi.
Firenze
Legato sin dal principio al mondo della vegetazione, è, non a caso, associato alla linfa che scorre nelle piante. All'interno della mitologia greca e latina rappresenta uno tra gli dei più legati al mondo terreno. 
Ha assunto un significato più profondo e generale nel corso del tempo, andando a rappresentare l'impulso che pervade tutto l'universo legato in parte alla "zoé" greca, ovvero alla vita intesa in senso lato, al principio, l'impulso alla vita che caratterizza tutto e tutti.
Nietsche alla fine dell'Ottocento, all'interno di una sua opera di grande rilievo, la Nascita della tragedia, riprende Dioniso, riflettendo su due termini ai quali attribuisce un significato specifico.
Le due parole in questione sono dionisiaco e apollineo. In questa trattazione è utile riprendere la prima delle due, dal momento che, in accordo con quanto scrive il filosofo, essa si riferisce a forze ti tipo vitalistico
e irrazionale che, appunto, rimandano all'idea che si celava dietro la divinità stessa.

Thomas Mann nel 1929
Thomas Mann,  noto scrittore tedesco, rappresenta un ponte tra la tradizione orientale, in particolare, in questo caso, indiana e il concetto di impulso. In una sua opera, "Le teste scambiate/ la legge/ l'inganno", riprende la cultura indiana all'interno della quale ambienta una vicenda tragicomica. I protagonisti credono di agire seguendo l'impulso delle loro passioni e dei loro sentimenti, eppure, a sottendere le loro azioni, è soltanto un impulso esterno, gelido e imperscrutabile. 
In una lettera a Kàroly Kerényi scrive "Di recente le ho spedito il mio libretto, Le teste scambiate, una leggenda indiana e non altro che uno scherzo metafisico".
Si tratta, infatti, di una novella ripresa dalla  Vetālapañcaviṃśatikā, raccolta indiana di racconti in sanscrito.
Il significato che sottende la sua opera, seppure molto soggettivo, è perlopiù pessimistico, in quanto mostra quanto gli esseri umani siano soggetti a impulsi esteriori e imperscrutabili, che la mitologia associava agli dei.


Ultimo punto su cui voglio soffermarmi è legato alla quotidianità. Anche oggi si può parlare di mitologia e lo si può fare riferendosi a personaggi che in un modo o nell'altro entrano nelle vite di ciascuno di noi, i supereroi.
Impulso, supereroe della DC Comics
Il personaggio che ho preso in considerazione appartiene al mondo DC Comics, casa editrice di fumetti statunitense e prende il nome di Impulso. Si tratta di un supereroe caratterizzato da numerosi superpoteri. Tra questi la super velocità e un'aura che lo protegge dalla frizione dell'aria.
Tre sono stati i personaggi che hanno rivestito i panni di impulso. Ricordiamo Bart Allen, ragazzo statunitense dotato di una grandissima rapidità di sviluppo. Leggendo la sua storia, scopriamo che fu proprio Batman a dargli il nome iconico, non come complimento ma  piuttosto come avvertimento.
Fu poi Iris West a vestire i suoi panni, dopo l'entrata di Bart nei Teen Titans con il nome di Flash.
Il nome del supereroe in questione rimanda, non a caso al concetto scientifico di impulso, legato in particolare alla velocità.




Sintesi finale-STEP#24

Impulso . Una sola parola, tanti significati. Non avevo mai avuto modo di pensare a quante e quali fossero le riflessioni e i concetti into...