mercoledì 15 aprile 2020

Impulso puro e impulso naturale

Johann Gottlieb Fichte, filosofo tedesco, continuatore del pensiero di Kant e uno degli iniziatori di quella corrente filosofica che prenderà il nome di Idealismo, riflette all'interno di una delle sue opere, "Il sistema della dottrina morale" (1798), sul concetto di impulso.
In particolare si sofferma su una distinzione specifica: impulso naturale e impulso puro.

Johann Gottlieb Fichte
"L'impulso naturale si rivolge a qualcosa di materiale solo in vista della materia; al godimento per il godimento; l'impulso puro si rivolge invece all'assoluta indipendenza dell'agente come tale da quell'impulso naturale: alla libertà per la libertà... [Tuttavia] io non faccio realmente, né posso mai fare, qualcosa che non sia richiesto dall'impulso naturale, perché in esso si esaurisce l'intero mio possibile agire... [Pertanto] l'intenzione, il concetto nell'agire mira alla completa liberazione dalla natura, ma che l'azione sia e rimanga conforme all'impulso naturale... è la conseguenza della nostra limitazione. [...] L'unico fondamento che determina la materia delle nostre azioni è quello di liberarci dalla nostra dipendenza dalla natura, sebbene l'auspicata indipendenza non si realizza mai. L'impulso puro tende all'indipendenza assoluta, l'azione è ad esso conforme se anch'essa mira alla stessa indipendenza, se cioè si trova in una serie dalla cui continuazione risulterebbe l'indipendenza dell'io. [...] Ma l'io non può mai diventare indipendente fintanto che dev'essere io: perciò lo scopo finale dell'essere razionale sta necessariamente nella infinità ed è uno scopo che non si può mai raggiungere, ma è tale che ci si debba Incessantemente approssimare ad esso in forza della sua natura spirituale."
Fichte, Il sistema della dottrina morale

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