Se avremo la forza morale per intraprenderle, non solo potremo sperare di correggere il corso degli eventi per evitare il peggio che già si profila per un non lontano futuro, ma potremo forse gettare le basi di una nuova grande avventura dell'uomo, la prima a dimensioni planetarie, quali le sue conoscenze e i suoi mezzi tecnico-scientifici oggidì non solo permettono, ma ormai impongono."
Roma, maggio 1972
Aurelio Peccei
Club Di Roma, da sinistra a destra: Jorgen Randers, Jay Forrester, Donella Hager-Meadows, Dennis L. Meadows and William W. Behrens III |
Aurelio Peccei, oltre che imprenditore italiano, direttore del Club di Roma, associazione non governativa di scienziati, uomini d'affari e attivisti, nata nel 1968, scriveva le parole da me riportate a conclusione dell'introduzione di un'opera dal successo mondiale, "I limiti dello sviluppo".
I Limiti dello Sviluppo,1972 |
Ciò che emerge da questo grandissimo lavoro è un nuovo modo di intendere le problematiche relative all'umanità, avvolgendole da un unico sguardo d'insieme e considerando ogni crisi come strettamente correlata alle altre. E' quanto è evidente nel "The structure of the World Model", nel quale osserviamo l'interdipendenza di tutte quelle crisi (crisi alimentare, crisi da costi, crisi da inquinamento...), che fino a quel tempo erano state considerate a sé stanti.
Niente è da intendere nella sua individualità ma tutto è collegato: soltanto in questo modo si può cercare di dare un senso alle problematiche che riguardano il nostro mondo e di comprendere le conseguenze di atteggiamenti umani pericolosi.
L'impulso a una nuova visione delle crisi e delle loro conseguenze è notevole: è per questo che il libro avrà un successo enorme in tutto il mondo, andando a modificare in particolare quel metodo ormai radicato da decenni che prevedeva l'analisi individuale di una crisi e delle sue conseguenze.
Peccei, scriveva inoltre, "Che cosa succede effettivamente in questo mondo piccolo, sempre più dominato da interdipendenze che ne fanno un sistema globale integrato dove l’uomo, la società, la tecnologia e la Natura si condizionano reciprocamente mediante rapporti sempre più vincolanti?”, rivolgendo l'attenzione, appunto, alla necessità di uno sguardo d'insieme, in modo da cogliere tutte le interdipendenze, anche quelle più sottili.
Il libro stesso gioca sulle relazioni tra le varie problematiche: è suddiviso in 10 scenari, ognuno riguardante una crisi nello specifico. Ciascuna di queste,però, parte da presupposti trattati in precedenza e si collega a concetti che verranno discussi in seguito, creando una fitta rete di interdipendenze.
Ad oggi possiamo solo ringraziare il Club di Roma per aver anticipato quanto effettivamente è accaduto nel mondo, predicendo risvolti a cui purtroppo abbiamo assistito.
Il ringraziamento più grande, però, è collegato all'impulso dato nella diffusione di un nuovo modo di agire, basato sulla consapevolezza della finitezza del mondo, e non più su quel metodo ormai vecchio e obsoleto.
The structure of the World Model |
Niente è da intendere nella sua individualità ma tutto è collegato: soltanto in questo modo si può cercare di dare un senso alle problematiche che riguardano il nostro mondo e di comprendere le conseguenze di atteggiamenti umani pericolosi.
L'impulso a una nuova visione delle crisi e delle loro conseguenze è notevole: è per questo che il libro avrà un successo enorme in tutto il mondo, andando a modificare in particolare quel metodo ormai radicato da decenni che prevedeva l'analisi individuale di una crisi e delle sue conseguenze.
Aurelio Peccei, direttore e fondatore del Club di Roma |
Il libro stesso gioca sulle relazioni tra le varie problematiche: è suddiviso in 10 scenari, ognuno riguardante una crisi nello specifico. Ciascuna di queste,però, parte da presupposti trattati in precedenza e si collega a concetti che verranno discussi in seguito, creando una fitta rete di interdipendenze.
Ad oggi possiamo solo ringraziare il Club di Roma per aver anticipato quanto effettivamente è accaduto nel mondo, predicendo risvolti a cui purtroppo abbiamo assistito.
Il ringraziamento più grande, però, è collegato all'impulso dato nella diffusione di un nuovo modo di agire, basato sulla consapevolezza della finitezza del mondo, e non più su quel metodo ormai vecchio e obsoleto.
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