mercoledì 27 maggio 2020

Ampliare le nostre percezioni

Autoritratto, ca 1847
Jean-Ignace-Isidore Gérard, noto soprattutto con lo pseudonimo di Grandville, fu illustratore, designer e caricaturista francese del XIX secolo.
Essendosi sin da subito proiettato verso il futuro (non a caso diventerà un punto di riferimento per i surrealisti di circa un secolo dopo), verrà solo in parte compreso dalla gente del suo tempo, attirandosi aspre critiche anche da parte di personalità degne di nota. Charles Boudelaire stesso dirà: "Ci sono persone superficiali che considerano Grandville divertente, ma per quanto mi riguarda, mi spaventa. Quando osservo il lavoro di Grandville, provo un certo disagio, come in un appartamento dove il disordine è organizzato sistematicamente."



A Conjugal Eclipse,
da Another World, 1844
All'interno di "Autre monde" lavoro datato 1844, oltre a minare i nostri preconcetti, ci spinge ad ampliare le nostre percezioni dando un impulso fortissimo a quel modo di vedere la realtà che sarà tipico del Novecento.
Nel rappresentare il fenomeno dell'eclissi immagina il sole e la luna come due amanti che si abbracciano. Il pubblico, però, non è più costituito da estimatori della poesia dell'evento, ma piuttosto da strumenti scientifici che cercano esclusivamente di misurarlo e quantificarlo. 
In questo modo l'artista ci spinge verso un altro mondo della coscienza, andando a scavare e a mettere  in discussione quelle che sono sempre state le nostre idee precostituite.

Poesia come impulso dell'anima-STEP#20

"E infatti il poema epico è contro la natura della poesia. 
1° Domanda un piano concepito e ordinato con tutta freddezza
 2° Che può aver a fare colla poesia un lavoro che domanda più e più anni d'esecuzione? La poesia sta essenzialmente in un impeto. È anche contro natura assolutamente impossibile che l'immaginazione, la vena, gli spiriti poetici, durino, bastino, non vengano meno in sì lungo lavoro sopra un medesimo argomento. È famosa, non meno che manifesta, la stanchezza e lo sforzo di Virgilio negli ultimi 6. libri dell'Eneide scritti veramente per proposito, e non per impulso dell'animo, né con voglia."

29 agosto 1828

A. Ferrazzi, Giacomo Leopardi, 1820 circa, olio su tela,
Recanati, Palazzo Leopardi
"Un immenso scartafaccio" per citare lo stesso Giacomo Leopardi, lo Zibaldone, da cui sono tratte le righe da me inserite,  rappresenta una sorta di diario all'interno del quale nel corso degli anni, a partire dall'estate 1817 , il filosofo annota una serie di appunti, di riflessioni e di pensieri.
Si tratta di una vera e propria autobiografia personale, che verrà compresa completamente forse solo qualche decennio fa, portando alla luce un nuovo Leopardi e con lui un'analisi moderna e innovativa del suo pensiero. L'opera stessa diventa il luogo di un'elaborazione intellettuale incessante che ritroviamo nei lavori che via via videro la pubblicazione nel corso degli anni. 

Copertina della prima edizione
(vol. VI, 1900)
Lo Zibaldone era inizialmente il luogo di riflessione centrato prevalentemente sull'attività di poeta nel quale Leopardi annotava idee o spunti. A tal proposito degno di nota è un pensiero datato 29 agosto 1828 in cui riscontriamo il concetto di poesia come impulso dell'anima.
Approfittando di un'analisi dei poemi epici, infatti, Leopardi osserva quanto la poesia possa essere assimilata a un impeto. Non a caso rivede nella lirica il "solo primitivo e solo vero genere di poesia" poiché collegata a una miriade di sentimenti che l'uomo, e il poeta, prova e desidera esprimere. 
E' naturale il domandarsi su come un'opera, quale il poema epico, che richiede anni e anni di esecuzione e, di conseguenza, anni e anni di riflessione, possa essere considerata opera poetica.

Il filosofo, però, riesce a trovare immediatamente un controesempio, in quanto scrive "Il Furioso è una successione di argomenti diversi, e quasi di diverse poesie; non è fatto sopra un piano concepito e coordinato in principio; il poeta si sentiva libero di terminare quando voleva; continuava di spontanea volontà, e con una elezione, un impulso." 
In questo modo riconosce all'Ariosto la capacità di rendere opera poetica un poema cavalleresco composto da 46 canti. Tale capacità è dovuta all'aver trattato storie diverse legate a impeti e passioni piuttosto che a fatti e avvenimenti.
L'invettiva di Leopardi verrà rivolta anche nei confronti della drammatica, la quale è "cosa prosaica" dal momento che presenta versi "di forma, non di essenza".

La biblioteca di Palazzo Leopardi a Recanati
In definitiva si tratta di una riflessione di straordinaria acutezza e modernità che arriva a formulare la teoria non scontata che la poesia sia puramente impulso dell'anima, come espressione di passioni e di sentimenti personali da condividere con il resto dell'umanità.










martedì 26 maggio 2020

La casa di Salomone e la conoscenza dei secreti impulsi delle cose-STEP#19

La nuova Atlantide è un romanzo utopico, rimasto incompiuto, che fu scritto da Francesco Bacone, filosofo, politico, giurista e saggista inglese, nel 1624.

Francesco Bacone
Si narra la storia di 51 viaggiatori che, salpati dal Perù, naufragano nell'isola di Bensalem. Qui conoscono le abitudini e la cultura degli abitanti del luogo, i bensalemiti, che appaiono costituire una comunità all'avanguardia soprattutto a livello tecnico.
Frontespizio di un'edizione postuma
della Nuova Atlantide
Degna di nota è la parte che Bacone dedica alla descrizione di un'istituzione bensalemita: la Casa di Salomone o Collegio delle Opere dei Sei Giorni. La funzione di tale istituzione è resa molto chiara dallo stesso autore, il quale scrive: "mediante la conoscenza delle cause e dei secreti moti ed impulsi delle cose, le frontiere dell'impero umano si allargheranno".
Nel corso della descrizione Bacone passa in rassegna tutti quelli che sono gli aspetti su cui essa si basa: norme ben precise legate al concetto di scientia est potentia, (conoscere è potere), esperimenti relativi al prolungare la vita umana, studio di fenomeni atmosferici, allevamenti di pesci ed esperimenti acquatici,  sperimentazioni su piante per migliorare l'agricoltura e produrre nuove medicine, impulso alle arti meccaniche e a più sperimentazioni in ambito tecnico, la casa della matematica. Quelle che ho appena esposto sono solo alcune delle parti di questa grandiosa istituzione.
Il filosofo ha ben compreso quanto sia importante conoscere e quanto la conoscenza possa rendere potenti gli uomini.


Ma su cosa si basa il prototipo di conoscenza avanzato da Bacone all'interno della Casa di Salomone?
Illustrazione New Atlantis
Come ho già anticipato nel parlare della funzione dell'istituzione, lo stesso filosofo scrive che essa si basa su una conoscenza approfondita delle cause e degli impulsi delle cose. L'interrogarsi su tali aspetti, infatti, porta l'uomo verso la realizzazione di qualsiasi obiettivo. Gli stessi profeti in questa nuova società sono gli scienziati.
E' una visione fortemente innovativa quella di Bacone, il quale, durante il corso della propria vita, si era reso conto di quanto fosse importante andare a fondo nel significato delle cose, di quanto fosse indispensabile domandarsi su quali siano gli impulsi che tutto muovono, contrariamente al vivere passivamente la propria vita. Soltanto in questo modo si può diventare realmente potenti e allargare l'orizzonte umano verso una nuova società. Attraverso l'utopia della Casa di Salomone riesce pienamente a trasmettere un messaggio di fiducia e speranza nei confronti della tecnica e della scienza in generale, facendosi precursore della futura Rivoluzione Scientifica.




Bibliografia: Francis Bacon, La Nuova Atlantide, BUR Rizzoli Editore

Guardare al futuro

  Symbolum CI., Futurum indicat (c. 3O3r : p. 713 ; mm 152 x 124)

"FUTURUM INDICAT", rivela il futuro

La conoscenza del futuro ha intrigato l'uomo sin dalle origini, dando un forte impulso verso quelle discipline che oggi sono conosciute come divinazione e futurologia.

Saavedra Fajardo, diplomatico spagnolo, realizzò nel 1649 Idea principis christiano-politici, centum symbolis. Tra questi, nel Symbolum CI  (simbolo 101) ritroviamo l'impulso del futuro, da sempre tema centrale in ogni ambito culturale.

Link:http://www.fondiantichi.unimo.it/FA/emblem01/saav101.html

lunedì 25 maggio 2020

Impulsi irrazionali e razionalità tecnica-STEP#18

"Ma contrariamente a quanto pensava Weber, analogo declino attende, secondo Severino, anche l'ideologia capitalista perché, se è vero, come scrive Weber, che:"il capitalismo può essere identificato con il temperamento o perlomeno con il controllo razionale di quegli impulsi irrazionali che sono l'istinto del 'profitto' e la 'sete di guadagno' anzi del massimo guadagno monetario possibile", il capitalismo ha solo moderato, non eliminato quell'impulso che, essendo "irrazionale" non può evitare di entrare il conflitto con la razionalità tecnica.
Umberto Galimberti
Finché la tecnica era abbastanza grande e pochi erano gli operatori animati da quell'impulso irrazionale, ma soprattutto modesti erano i mezzi tecnici in grado di distruggere la terra per soddisfare quell'impulso, poteva bastare la "disciplina" capitalistica, ma ora che la terra s'è fatta piccola, numerosi gli operatori e giganteschi i mezzi tecnici, il capitalismo si trova nella contraddizione di poter realizzare i propri scopi solo attraverso una progressiva distruzione della terra."
U. Galimberti, Psiche e Techne

Umberto Galimberti, filosofo, giornalista, psicanalista, sociologo e accademico, scrive nel 1999 Psiche e Techne, L'uomo nell'età della tecnica
Ho estrapolato una parte che, a mio parere, rende chiaro l'atteggiamento dell'uomo nei confronti della tecnica al giorno d'oggi. Il taglio di Galimberti è ben evidente: nelle poche righe da me riportate ritroviamo già una serie di rimandi ad altri autori, in accordo con il suo modo originale dalla forte tendenza all'interdisciplinarietà.  
Il concetto da cui parte il filosofo è in questo caso l'impulso irrazionale verso il profitto e la sete di guadagno.
Tale istinto rivolto, addirittura,  al "massimo guadagno monetario possibile" è stato in parte frenato dallo stesso capitalismo, seppure abbia continuato a persistere nella natura stessa dell'uomo.
Al contrario della tecnica antica, che riusciva a rientrare entro certi limiti, la tecnica contemporanea sembra aver trovato nella violazione stessa della natura il suo punto forte, andando a emancipare sempre di più l'uomo nella sua condizione di superiorità dal mondo animale.


Tale tecnica, dunque, appare perfetta per l'impulso irrazionale dell'uomo, che ritrova nello sfruttamento della terra e nell'applicazione di strumenti sempre più accurati e inquietanti la massima espressione del suo istinto primordiale.  Da sempre ne è stata l'essenza: gli ha permesso di estendere il suo dominio su tutta la terra; senza di essa non sarebbe sopravvissuto. Eppure ad oggi la tecnica, da sempre usata per dominare il mondo, diventa l'ambiente dell'uomo, subordinando le esigenze del genere umano a quelle di essa stessa.
Non a caso lo stesso Bacone aveva proclamato, secoli prima, "Scientia est potentia".
A questo punto l'irrazionalità dell'impulso rivolto al guadagno entra in conflitto con il mondo della tecnica ma, se a occhi esterni e in parte superficiali appare ancora una certa dualità, agli occhi del filosofo è rimasto un unico soggetto, l'apparato tecnico, che ha reso suoi predicati tutti i singoli soggetti.

Bibliografia: Umberto Galimberti, Psiche e Techne, L'uomo nell'età della tecnica, Feltrinelli editore

domenica 24 maggio 2020

Il Daimon come impulso creativo, Carl Gustav Jung

"Non sarà il
dèmone a scegliere voi, ma voi il dèmone […]. La
Mosè (o il nucleo solare), Frida Kahlo, 1945
virtù non ha padroni; quanto più ciascuno di voi la onora, tanto più ne avrà; quanto meno la onora, tanto meno ne avrà. La responsabilità, pertanto, è di chi sceglie. Il dio non ne ha colpa”

Platone, Il mito di Er


Il termine daimon (Δαίμων), oggi tradotto comunemente demone, non va confuso con l’idea di essere demoniaco che si ha dall’avvento del cristianesimo. Di etimologia incerta, il termine è forse legato al verbo "daiomai", che significa “spartire”, “distribuire”, che vorrebbe intendere che il demone è colui che “distribuisce, o assegna, il destino”.
Il concetto di "daimon" deve il suo successo a un'opera di Platone, il mito di Er, nella quale il filosofo descrive i tratti salienti del concetto che sarà poi centrale nella filosofia occidentale. La citazione che ho inserito a inizio post riassume in maniera chiara il significato che il filosofo dà al demone: un compagno dell'anima umana che ha lo scopo di ricordarle il suo destino e di far sì che venga realizzato.
C.G Jung

Molti secoli dopo saranno Carl Gustav Jung e J. Hillman a occuparsene, rendendolo uno dei cardini della psicanalisi. Seguendo il punto di vista del primo filosofo, il daimon è un'entità autonoma che risiede nell'inconscio, inspiegabile all'uomo. Il suo scopo diventa quello di stimolare l'anima che sta assistendo, in modo da spingerla verso aree inesplorate e nell'uso continuo dei talenti e delle abilità che ha a disposizione.
Esso è fuori ogni cosa che concerne la società, la famiglia, le regole da seguire nel rapportarsi agli altri. Il daimon è soltanto un archetipo dell'inconscio e, a tal proposito, Jung lo definirà un impulso creativo.
Il modo per sfruttare al meglio questo compagno di vita, secondo il filosofo, è quello di accedere a questo archetipo, dialogare con lui e cercare quel giusto equilibrio tra la vita in società e la sua espressione.
J.Hillman

Hillman, nel "Il Codice", condividendo il punto di vista di Jung, suo maestro, scriverà:
Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è
unico e tipico nostro
. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo
tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon
che ricorda il contenuto della nostra immagine
, gli elementi del
disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro
destino
”.
Notiamo, inoltre, un forte rimando al pensare per immagini che il filosofo definisce "fare anima" .


La memoria come attività immaginativa

Massimo Cacciari, filosofo, politico, accademico e opinionista italiano, ha trattato un argomento fortemente impegnativo e complesso partendo dall'esperienza di quello che fu un grande storico e critico dell'arte tedesco, Aby Warburg.
Aby Warburg
Nel corso della sua vita quest'ultimo si era occupato da sempre della memoria, interrogandosi soprattutto sui meccanismi che portavano a una riproducibilità di temi e concetti.
Essendo uno storico dell'arte aveva posto l'attenzione su "Le dejeneur sur l'herbe", di Manet, e andando a ritroso, anche grazie alla sua forte passione per i particolari, aveva riscontrato la stessa disposizione dei personaggi in una serie di opere di anni addietro. Tale circostanza lo affascinava non poco, poiché rivelava un'inconsapevolezza del ricordo, quasi una memoria inconscia.
Cacciari, dunque, rifletterà a partire dagli studi di Warburg, sul concetto di ricordo e di memoria, osservando come la visione di memoria riproduttiva (relativa a una riproducibilità fine a sé stessa) sia sbagliata. Al contrario, per il filosofo, si deve parlare di memoria come attività immaginativa, come un qualcosa che inventa immagini sulla base di precisi stimoli e impulsi creativi.
Massimo Cacciari
E' da questo che inserisce anche una riflessione sulla filologia: la parola filologia presenta la stessa struttura linguistica della parola filosofia ("amore per la sapienza"). Filologia rappresenta, quindi, l'amore per il verbo ("logos"), non una semplice mania fotografica e riproduttiva ma sentirsi chiamati da una parola e considerare questa chiamata come un vero e proprio atto d'amore. La relazione tra le due discipline è quindi fortissima, non a caso, Warburg, come dirà lo stesso Cacciari, si definì "filologo nato in Platonia".
Il filologo, infine, si rivolge alla memoria che lo richiama verso una dimensione trascorsa attraverso impulsi creativi e non a un passato morto e ormai lontano.
Si tratta di una visione molto interessante che continua il filo logico che Aby Warburg aveva intrapreso anni prima, forse compreso solo in parte.





Link:https://www.youtube.com/watch?v=y1THsvvv-NM

martedì 19 maggio 2020

Abbecedario dell'impulso-#STEP17


<<La stesura di un abbecedario della mia parola ha costituito anche l'occasione per creare una prima rete di collegamenti tra i vari argomenti trattati nel corso di questi mesi, tutti inerenti al concetto di impulso. A tal proposito ho inserito dei link in modo da rendere più rapida la correlazione.>>

-Amore  
-Battere
-Causa
-Desiderio  
-Evasione 
-Forza
-Giovinezza
-Hankering
"a strong wish"(un forte desiderio)
-Istinto  
-Jung Gustav
-Knock down  
"Di pugile, atterrare l'avversario in maniera repentina e violenta"
-Libertà
-Movimento  
-Novità
-Obbedire
-Persuasione
-Quantità di moto  
-Resistenza
-Spinta
-Tempo
-Urto 
-Violenza 
-Wherterismo 
"Atteggiamento e comportamento, caratterizzato dall’inclinazione a una tormentata e dolorosa inquietudine, accompagnata da scatti di ardente passionalità, considerato tipico dell’eroe romantico".
-Xilofono
-Yen 
"a strong feeling of wanting or wishing for something" (una forte sensazione nel volere o desiderare qualcosa".
-Zibaldone  


PSSC - 09. L'impulso Angolare

                    


Il Phisical Science Study Committee (PSSC) fu un comitato scientifico nato presso il Massachussets Institute of Technology di Boston (MIT) nel 1956. Il suo scopo consisteva nel revisionare l'insegnamento della fisica nella scuola secondaria superiore, spingendo verso un approccio completamente diverso.
A sostegno di questo nuovo metodo furono girati molti video didattici, tra cui quello sul momento angolare, qui proposto.

E' evidente come i componenti del comitato volessero avvicinare i giovani alla fisica, vista da sempre come una scienza dura e difficile, interpretandone i concetti in chiave divertente e leggera.



venerdì 15 maggio 2020

Testimonial dell'impulso:Vilfredo Pareto, il nuovo prototipo di ingegnere e lo slancio verso il futuro-STEP#16

Vilfredo Federico Damaso Pareto
Vilfredo Federico Damaso Pareto  (Parigi,15 luglio 1848-Cèligny, 19 agosto 1923) fu un ingegnere, economista e sociologo italiano.
Oltre che per tutte le ricerche avanzate in molti dei campi trattati nel corso della sua vita, che portarono a risultati dalla grande importanza, ripresi ancora oggi in particolare in ambito sociologico, ho deciso di parlare di questo personaggio perché, a mio parere, rappresentante attraverso la sua stessa esistenza del concetto di impulso.

Cosa c'entra l'impulso con Vilfredo Pareto?

Il giovane ingegnere, dopo essersi laureato presso la scuola di Applicazione per ingegneri, a Torino, con una tesi sui  "Principi fondamentali della teoria della elasticità dei corpi solidi e ricerche sulla integrazione delle equazioni differenziali che ne definiscono l'equilibrio",  e dopo aver dedicato qualche anno  all'ambiente puramente ingegneristico, se ne distaccò, senza mai allontanarsene del tutto.
Pareto rappresentò, dunque, un nuovo prototipo di ingegnere dal momento che decise di applicare quelle nozioni che aveva appreso nel corso dei suoi studi a campi che in quel tempo ne erano "in parte" estranei, quali l'economia prima e la sociologia dopo.
In questo modo diede prova di quanto fosse sbagliata quella visione che talvolta, purtroppo, si evince anche al giorno d'oggi quando parlando di ingegneri si pensa esclusivamente a "coloro che progettano gli edifici, i ponti, le strade" e via discorrendo.
Pareto è l'emblema dell'ingegnere moderno: colui che ha appreso i fondamenti delle scienze dure, per poi applicarli ai più svariati contesti, interessandosi all'ambiente circostante non solo da un punto di vista scientifico, ma anche culturale e sociale.
L'esperienza di questo personaggio darà essa stessa un impulso fortissimo al nuovo modo di intendere l'ingegnere, tanto che Filippo Burzio, anch'egli laureatosi presso il Politecnico di Torino, se ne innamorerà e ne incarnerà le idee, diventando oltre che matematico e ingegnere, anche politologo e giornalista.
Si tratta si quella che possiamo considerare una sorta di rivoluzione dell'ingegnere che si sta staccando dal suo spazio ambiente, per allargare la sua conoscenza a tutto il mondo circostante.
Ed è in questo modo che Pareto toccherà livelli altissimi in ambito sociologico, nel quale andrà a inserire incessantemente il tarlo della matematica e della fisica.

Filippo Burzio

A tal proposito cito "Razionalismo, Antirazionalismo, esistenzialismo virtuale, nella sociologia di Vilfredo Pareto" di Italo Vaccarini, il quale scrive: "E' l'istinto al ragionamento logico, che si concretizza nell'impulso alla razionalizzazione degli atteggiamenti e dei comportamenti. Dunque le azioni umane sono la risultante della componente razionale, che si palesa in vario modo e grado nella connessione mezzo-fine, e della componente irrazionale, in quanto quelle azioni sono manifestazioni di forze psichiche[...]. Forze che, in quanto si attualizzano intrinsecamente in sforzi, comportano un consumo di forze, cioè un dispendio di energie. Sotto questo profilo le azioni non sono che forze applicate nel senso della meccanica classica, come tali si configurano come determini ciechi. Coerentemente Pareto attinge alla semantica della meccanica classica, sostenendo: che la forma della società, l'equilibrio sociale, sono un effetto determinato dall'applicazione di un concorso di forze."
Ergo, è evidente quanto Pareto abbia rivoluzionato la figura dell'ingegnere: per trattare il comportamento umano utilizza la meccanica classica, conoscenza dovuta alla sua formazione ma che nessuno aveva mai pensato di applicare a concetti così "apparentemente distanti".


Per le motivazioni esposte finora, dirò che Pareto incarna il concetto di impulso, in quanto ha modificato completamente la figura del'ingegnere che si era instaurata da secoli, slanciandosi nel futuro e spingendo le giovani menti future nell'ampliare la propria ricerca a svariati ambiti, molti dei quali lontani  dal mondo di formazione, seppure solo in maniera apparente.
Si tratta del'ingegnere moderno, l'ingegnere che aspiro a diventare.



Link:https://books.google.it/books?id=ZV4LDAAAQBAJ&pg=PT12&lpg=PT12&dq=pareto+impulso&source=bl&ots=YAErZrSfOD&sig=ACfU3U1ex3QeEmx6tlNARdrQ6JDfis9ApA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjS47KIzbXpAhUHVBUIHXGGA-gQ6AEwBHoECAoQAQ#v=onepage&q=pareto%20impulso&f=false

giovedì 14 maggio 2020

I limiti dello sviluppo: l'impulso a uno sguardo d'insieme-STEP#15

"Il dibattito aperto da questo rapporto, anche se utile a innescare questo movimento in forma razionale, ed evitare possibilmente il precipitare di una crisi senza sbocchi, non è che una fase di un processo che deve andare assai più in profondità. Il guasto, infatti, è profondo, alle radici medesime del nostro tipo di civiltà. Ricerche più avanzate, autocritiche genuine, meditazioni più penetranti saranno necessarie.
Se avremo la forza morale per intraprenderle, non solo potremo sperare di correggere il corso degli eventi per evitare il peggio che già si profila per un non lontano futuro, ma potremo forse gettare le basi di una nuova grande avventura dell'uomo, la prima a dimensioni planetarie, quali le sue conoscenze e i suoi mezzi tecnico-scientifici oggidì non solo permettono, ma ormai impongono."

Roma, maggio 1972
Aurelio Peccei

Club Di Roma, da sinistra a destra: Jorgen Randers, Jay Forrester,
Donella Hager-Meadows, Dennis L. Meadows and William W. Behrens III

Aurelio Peccei
, oltre che imprenditore italiano, direttore del Club di Roma, associazione non governativa di scienziati, uomini d'affari e attivisti, nata nel 1968, scriveva le parole da me riportate a conclusione dell'introduzione di un'opera dal successo mondiale, "I limiti dello sviluppo".
I Limiti dello Sviluppo,1972
 Si tratta di quello che gli stessi autori, Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III, componenti del Club di Roma, definirono "rapporto sui dilemmi dell'umanità" andando a interrogarsi, in particolare, sulle conseguenza della continua crescita della popolazione e sulla sopravvivenza stessa della specie umana.
Ciò che emerge da questo grandissimo lavoro è un nuovo modo di intendere le problematiche relative all'umanità, avvolgendole da un unico sguardo d'insieme e considerando ogni crisi come strettamente correlata alle altre. E' quanto è evidente nel "The structure of the World Model", nel quale osserviamo l'interdipendenza di tutte quelle crisi (crisi alimentare, crisi da costi, crisi da inquinamento...), che fino a quel tempo erano state considerate a sé stanti.



The structure of the World Model

Niente è da intendere nella sua individualità ma tutto è collegato: soltanto in questo modo si può cercare di dare un senso alle problematiche che riguardano il nostro mondo e di comprendere le conseguenze di atteggiamenti umani pericolosi.
L'impulso a una nuova visione delle crisi e delle loro conseguenze è notevole: è per questo che il libro avrà un successo enorme in tutto il mondo, andando a modificare in particolare quel metodo ormai radicato da decenni che prevedeva l'analisi individuale di una crisi e delle sue conseguenze.


Aurelio Peccei, direttore e fondatore
del Club di Roma
Peccei, scriveva inoltre, "Che cosa succede effettivamente in questo mondo piccolo, sempre più dominato da interdipendenze che ne fanno un sistema globale integrato dove l’uomo, la società, la tecnologia e la Natura si condizionano reciprocamente mediante rapporti sempre più vincolanti?”, rivolgendo l'attenzione, appunto, alla necessità di uno sguardo d'insieme, in modo da cogliere tutte le interdipendenze, anche quelle più sottili.
Il libro stesso gioca sulle relazioni tra le varie problematiche: è suddiviso in 10 scenari, ognuno riguardante una crisi nello specifico. Ciascuna di queste,però, parte da presupposti trattati in precedenza e si collega a concetti che verranno discussi in seguito, creando una fitta rete di interdipendenze.



Ad oggi possiamo solo ringraziare il Club di Roma per aver anticipato quanto effettivamente è accaduto nel mondo, predicendo risvolti a cui purtroppo abbiamo assistito.
Il ringraziamento più grande, però, è collegato all'impulso dato nella diffusione di un nuovo modo di agire, basato sulla consapevolezza della finitezza del mondo, e non più su quel metodo ormai vecchio e obsoleto.

giovedì 7 maggio 2020

Amore morboso e impulso criminale-STEP#14

Lo scorso 31 marzo,  Lorena Quaranta, giovane laureanda in medicina di Favara,comune siciliano in provincia di Agrigento, è stata uccisa dal  fidanzato Antonio de Pace, infermiere.
Secondo le ricostruzioni, la coppia era sempre stata una coppia tranquilla, mai scossa da particolari liti, se non dalla preoccupazione del ragazzo, che svolgendo un lavoro in ambito sanitario, nutriva una forte ansia dovuta alla possibilità di ammalarsi a causa dell'emergenza Covid.
A quanto affermato durante una prima confessione, il ragazzo avrebbe ucciso la compagna strangolandola, per poi tentare di tagliarsi le vene egli stesso, invano. La giustificazione di De pace è inusuale: il ragazzo sarebbe stato spinto dall'ansia dovuta proprio alla preoccupazione di essere stato contagiato dal virus e con lui la compagna Lorena.


Per il gip di Messina, Eugenio Fiorentino, ad oggi il movente dell'omicidio non è ancora chiaro.
Egli scrive in un provvedimento: “Nei limiti propri di questa fase del procedimento e salvo gli ulteriori elementi che dovranno essere acquisiti, appare sostenibile che la determinazione a compiere il reato sia sorta sulla base di uno stimolo esterno così lieve, banale e sproporzionato rispetto alla gravità di quanto commesso, da potersi considerare -sulla base comune del sentire – del tutto insufficiente a determinare la commissione del delitto, costituendo quindi più che la causa dell’agire del reo, un mero pretesto per dare sfogo al proprio impulso criminale”.
Il gip comincia a riflettere sul crudo impulso criminale del giovane, di cui aveva già parlato Giuseppe Quaranta, zio della vittima a Fanpage, "Non è’ un omicidio, è un assassinio portato a termine nel modo più sanguinoso possibile. Il bravo ragazzo, il ragazzo premuroso e rispettoso degli altri, rispettoso della sua ragazza e della famiglia di lei, alla prima vera litigata si sente probabilmente ferito nel suo orgoglio di maschio virile, espressione di un “io” rimasto ancora ancorato a una fase primordiale dello sviluppo, mostra la sua vera faccia, senza nessun freno inibitore di tipo sociale, antropologico e psicologico nello stesso tempo".
L'impulso criminale del ragazzo appare, dunque, insisto nella sua stessa natura, sebbene mascherato da sempre in maniera magistrale.


Il femminicidio, che attualmente si presenta in Italia con numeri spaventosi, è sempre legato a un'impulsività criminale, ad atti violenti, che procurano sofferenza, ferite e morte.
Gli psicoterapeuti hanno cercato di dare una definizione al femminicidio impulsivo. Come leggiamo sul sito State of mind, "esso  è caratterizzato da alcune peculiarità: la minaccia per la perdita di qualcosa che appartiene, la rabbia esplosiva e l’impulsività che trasforma la rabbia in comportamenti di attacco e di violenza espressa".

Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/tag/femminicidio/
E' arrivato il momento di porre fine a tutta questa violenza e morte di donne innocenti le quali, purtroppo, hanno perso il diritto a vivere a causa dell'impulso criminale di uomini violenti.


Linkhttps://www.agrigentooggi.it/lomicidio-di-lorena-quaranta-assassino-ha-sfogo-al-proprio-impulso-criminale/
https://www.fanpage.it/attualita/femminicidio-di-lorena-per-de-pace-accusa-di-omicidio-aggravata-dai-futili-motivi/
http://www.messinatoday.it/cronaca/omicidio-lorena-quaranta-indagini-movente-parla-avvocato-famiglia-giuseppe-barba.html
https://www.stateofmind.it/tag/femminicidio/

mercoledì 6 maggio 2020

L'impulso in meccanica-STEP#13

L'impulso (J) rappresenta una grandezza che riveste grande importanza in fisica, e in particolare in meccanica, poiché viene definita nel caso di forze che, seppur agendo in intervalli di tempo molto piccoli rispetto al tempo di osservazione del fenomeno, presentano una notevole intensità.
Non a caso esse vengono definite forze impulsive.
Andamento di una forza impulsiva nel tempo
Per definire l'impulso bisogna innanzitutto definire la quantità di moto, altra grandezza di enorme importanza nello studio della dinamica di un corpo. Quest'ultima è definita dal prodotto tra la massa del punto materiale e la sua velocità e si indica con p, p=mv.
Lo stato dinamico di un punto materiale è quindi definito dalla quantità di moto.
Ma cosa c'entra l'impulso?
Studiando il punto e la sua dinamica osserviamo che nel tempo, o meglio, in intervalli di tempo infinitesimi (dt), la quantità di moto varia.
La sua variazione, che otteniamo andando ad integrare tra due istanti di tempo successivi la forza nel tempo, corrisponde proprio all'impulso!
Dunque: J=∫Fdt=∫dp=p-p(0)


La relazione appena illustrata rappresenta il teorema dell'impulso: l'impulso di una forza applicata provoca una variazione della quantità  di moto.
Ovviamente esso non si applica solo a punti materiali, ma anche a sistemi più complessi, quali sistemi di punti o corpi rigidi (nei quali troviamo anche l'impulso angolare, legato alla variazione del momento angolare durante la rotazione).
L'impulso è una grandezza vettoriale e presenta come unità di misura il Newton per secondo, ossia la stessa unità di misura della quantità di moto.

Una forza impulsiva inizialmente è nulla e aumenta progressivamente raggiungendo rapidamente il suo valore massimo per poi decrescere e annullarsi del tutto.
Esempi di forse impulsive sono quella a cui è soggetta una pallina quando rimbalza a terra, quella esercitata da un martello o quelle che si hanno durante un'esplosione.





martedì 5 maggio 2020

Lo Stoicismo e il "primo impulso"

Lo Stoicismo è una corrente filosofica nata ad Atene nel 300 a.C., ad opera di Zenone di Cizio.
Si diffuse poi largamente in tutto il mondo il mondo allora conosciuto, influenzando anche il pensiero di molti uomini illustri.
La filosofia da lui concepita era organizzata in maniera sistematica seguendo la distinzione, già
presente nell'Accademia di Platone, tra logica, fisica ed etica.

Lucio Anneo Seneca, 
Busto in marmo di Seneca, scultura anonima
del XVII secolo, Madrid, Museo del Prado

Uno dei punti principali della loro dottrina relativamente all'etica consisteva nella teoria del "primo impulso","próte hormé". 
Come avevano già fatto molti e come faranno tanti altri dopo, gli stoici si interrogavano su quale fosse il primo impulso, appunto, della natura e dei viventi in generale.
Questo è quanto leggiamo negli Stoicorum Veterum Fragmenta (abbreviato SVD), raccolta di frammenti e testimonianze degli stoici, messi insieme tra il 1903 e il 1905 dallo storico tedesco Hans Von Arnim:
"Il suicidio di Seneca", 1871,  Manuel Dominguez Sanchez.
Olio su tela. Museo del Prado, Spagna

"Affermano che il primo impulso per l'animale è tendere a conservare sé stesso, perché la natura fa sì che l'animale si appropri di sé fin dal principio (oikeióuses autó tes phýseos ap'archés), come dice Crisippo nel primo libro Sui fini, dove dice che il «primo proprio» (próton oikéion) per ogni animale è la sua costituzione e la coscienza di essa. Infatti non sarebbe verosimile né che la natura facesse alienare un animale da sé, né che dopo averlo fatto non lo facesse né alienare né appropriare. Resta dunque da dire che dopo averlo costituito lo faccia appropriare a sé stesso: così infatti respinge le cose dannose e cerca quelle appropriate.
Ciò che alcuni [gli Epicurei] dicono, che il primo impulso degli animali vada verso il piacere, mostrano che è falso. Affermano infatti che il piacere, se mai esiste, è un prodotto successivo, quando la natura, dopo aver cercato le cose adatte, lo fornisce in sé e per sé alla costituzione: e in questo modo gli animali appaiono lieti e le piante fioriscono.
In nulla, affermano, la natura differisce riguardo alle piante e riguardo agli animali, perché pur senza impulso e sensazione amministra anche le prime, e d'altra parte in noi alcune cose avvengono in modo vegetativo. Ma poiché agli animali in più si aggiunge l'impulso, servendosi di esso vanno verso le cose proprie. Dunque per questi vivere secondo natura corrisponde a farsi guidare dall'impulso, mentre, dato che il logos è dato agli esseri razionali per una più perfetta costituzione, vivere secondo natura diventa per essi esattamente vivere secondo logos. Infatti questo si aggiunge come artefice dell'impulso" (SVF III.178).


                                           
Busto di Zenone di Cizio, copia di
epoca augustea (23 a.C. - 14 d.C. circa)
di un originale greco (III secolo a.C.) conservata al
Museo Archeologico di Napoli (inv. 6128)-
Foto di Paolo Monti, 1969.
Oltre a celare un'interessante polemica nei confronti degli Epicurei, seguaci di un'altra corrente filosofica, l'Epicureismo, il passo evidenzia un aspetto fondamentale: per gli Stoici il primo impulso consiste innanzitutto nell'appropriarsi di sé stesso, nell'accettarsi e desiderarsi e nel cercare di autoconservarsi
L'autoconservazione, trattata nello scorso post con Hobbes, riappare in un testo risalente a più di mille anni prima. Nonostante la distanza temporale, però, osserviamo che il tema resta lo stesso e con esso la riflessione circa l'importanza che l'impulso all'autoconservazione riveste nella vita degli esseri umani.


Sintesi finale-STEP#24

Impulso . Una sola parola, tanti significati. Non avevo mai avuto modo di pensare a quante e quali fossero le riflessioni e i concetti into...