domenica 24 maggio 2020

Il Daimon come impulso creativo, Carl Gustav Jung

"Non sarà il
dèmone a scegliere voi, ma voi il dèmone […]. La
Mosè (o il nucleo solare), Frida Kahlo, 1945
virtù non ha padroni; quanto più ciascuno di voi la onora, tanto più ne avrà; quanto meno la onora, tanto meno ne avrà. La responsabilità, pertanto, è di chi sceglie. Il dio non ne ha colpa”

Platone, Il mito di Er


Il termine daimon (Δαίμων), oggi tradotto comunemente demone, non va confuso con l’idea di essere demoniaco che si ha dall’avvento del cristianesimo. Di etimologia incerta, il termine è forse legato al verbo "daiomai", che significa “spartire”, “distribuire”, che vorrebbe intendere che il demone è colui che “distribuisce, o assegna, il destino”.
Il concetto di "daimon" deve il suo successo a un'opera di Platone, il mito di Er, nella quale il filosofo descrive i tratti salienti del concetto che sarà poi centrale nella filosofia occidentale. La citazione che ho inserito a inizio post riassume in maniera chiara il significato che il filosofo dà al demone: un compagno dell'anima umana che ha lo scopo di ricordarle il suo destino e di far sì che venga realizzato.
C.G Jung

Molti secoli dopo saranno Carl Gustav Jung e J. Hillman a occuparsene, rendendolo uno dei cardini della psicanalisi. Seguendo il punto di vista del primo filosofo, il daimon è un'entità autonoma che risiede nell'inconscio, inspiegabile all'uomo. Il suo scopo diventa quello di stimolare l'anima che sta assistendo, in modo da spingerla verso aree inesplorate e nell'uso continuo dei talenti e delle abilità che ha a disposizione.
Esso è fuori ogni cosa che concerne la società, la famiglia, le regole da seguire nel rapportarsi agli altri. Il daimon è soltanto un archetipo dell'inconscio e, a tal proposito, Jung lo definirà un impulso creativo.
Il modo per sfruttare al meglio questo compagno di vita, secondo il filosofo, è quello di accedere a questo archetipo, dialogare con lui e cercare quel giusto equilibrio tra la vita in società e la sua espressione.
J.Hillman

Hillman, nel "Il Codice", condividendo il punto di vista di Jung, suo maestro, scriverà:
Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è
unico e tipico nostro
. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo
tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon
che ricorda il contenuto della nostra immagine
, gli elementi del
disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro
destino
”.
Notiamo, inoltre, un forte rimando al pensare per immagini che il filosofo definisce "fare anima" .


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